Le auto euro 6 in commercio: diesel o benzina?
Le normative e le 7 categorie
Cosa si intende nello specifico con la dizione Euro? Quali sono le diverse categorie fino ad oggi in circolazione? E quali sono le auto Euro 6 in commercio?
Una serie di direttive, emanate dall’Unione Europea a partire dall’anno 1991, regola le emissioni inquinanti da parte dei veicoli. Il numero progressivo (da pre-Euro o Euro 0, fino al più recente Euro 6) indica una maggior riduzione delle emissioni inquinanti e dunque un minor impatto sull’ambiente. I primi accorgimenti installati sulle auto a questo scopo sono stati la marmitta catalitica nei motori a benzina e l’alimentazione a iniezione nei diesel: si tratta degli Euro 1, veicoli immatricolatia partire dal 1 gennaio 1993.
Interventi successivi da parte dell’UE hanno individuato le categorie Euro 2 (direttiva 94/12 per le auto e 96/69 per i veicoli commerciali leggeri); Euro 3 (veicoli immatricolati a partire dal 1 gennaio 2001, dotati del sistema Eobd); Euro 4 (immatricolazioni a partire dal 1 gennaio 2006); Euro 5 (immatricolazioni successive al 1 settembre 2009); Euro 6.
La categoria Euro 6
Tutti i veicoli nuovi – diesel e benzina – omologati a partire dal 1 settembre 2014 e tutti quelli immatricolati a partire dal 1 settembre 2015 rientrano nella categoria di auto con meno impatto sull’ambiente, così come tutti gli ibridi e quelli elettrici. Tutti questi veicoli hanno la caratteristica, tra le altre, di non essere soggetti a restrizioni di traffico, nemmeno nei giorni di blocco, sempre più spesso previsti nelle città, grandi e piccole, italiane e non solo. Anche se questo non è sempre vero, in realtà.
Per sapere a quale categoria appartenga la propria auto, è sufficiente aprire la carta di circolazione del veicolo: nel riquadro 2 in basso, per i libretti di vecchio tipo e alla lettera V.9 del riquadro 2 per i libretti di nuovo tipo.
I motori diesel Euro 6
Quali sono le auto Euro 6 in commercio per chi non voglia rinunciare al diesel?
Partendo dalla Opel, si può scegliere la Corsa, 1.3 da 75 o 95 CV, 3 o 5 porte (a partire da un prezzo di listino di circa 14.000€), oppure l’Astra 1.6 (in 4 versioni da 95 a 160 cavalli, tra 20.000 e 26.00€).
Chi invece voglia puntare sul made in Italy può scegliere tra la Fiat 500 1.3 Multijet da 95 cavalli (circa 16.000€) o, con lo stesso identico motore, la Panda (depotenziata a 80 CV, a partire da 14.000€).
In casa VW le proposte non mancano: si va dalla Polo 1.4 turbodiesel (75 o 90 CV, a circa 16.000€), alla Golf 1.6 turbodiesel (90 o 110 CV) o 2.0 TDI (150 o 184 CV), disponibile da 21.900€ a 36.00€.
Restando in Germania, la Mercedes Classe A si può avere con motore 1.461 cc (90 o 109 CV) o 2.143 cc (170 o 204 CV) a partire da 37.000€.
Solo benzina e ibridi non hanno restrizioni
Attenzione però, perché Euro 6 non sempre rima con possibilità di circolare anche in caso di restrizioni del traffico. Se infatti fino a qualche mese fa questo poteva essere vero, dal 31 ottobre 2017 è scaduta la proroga concessa ai veicoli diesel Euro 6, che quindi ora non possono più circolare nei centri cittadini durante i giorni di divieto.
E in vista non vi sono nemmeno categorie Euro 7, dato che le normative europee fin da oggi parlano di un livello massimo di Euro 6d, in definitiva applicazione a partire dall’anno 2021.
La normativa che regola l’omologazione dei veicoli da settembre 2017, e in vendita da settembre 2018 (Euro 6c), non modifica i livelli di emissione per i motori diesel (fermi dunque agli standard 6a e 6b), ma solo per quelli a benzina.
Due case tedesche (Mercedes e Volkswagen), per adattarsi, hanno già annunciato dei modelli di propulsori a benzina di nuova generazione dotati di filtro antiparticolato DPF (fino a oggi riservato ai diesel).
Chi quindi voglia la certezza assoluta di poter circolare sempre e comunque dovrà scegliere un’ibrida (che eccetto per un modello della svedese Volvo, monta sempre propulsori a benzina), un’elettrica o una benzina. Ovviamente da acquistare tra le auto Euro 6 in commercio.
Va infatti ricordato come l’ammenda per chi non rispetti le restrizioni imposte dai comuni ammonti a ben 164€.