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Sicurezza attiva e passiva in auto: tutto quello che c’è da sapere

gennaio 2 300x200Il tema della sicurezza alla guida di un’automobile negli ultimi anni è diventato progressivamente un fattore sempre più rilevante per i conducenti. A tal proposito potrebbe apparire infatti scontato che più un veicolo sia recente, più, di conseguenza sia sicuro, ma le cose stanno realmente in questo modo? E quali sono, più precisamente, i sistemi di sicurezza? Quale differenza c’è tra sicurezza attiva e passiva?

L’importanza dei sistemi di sicurezza in auto

La sicurezza in auto è da sempre considerata una delle esigenze maggiormente avvertite dagli automobilisti e uno degli obiettivi su cui i costruttori di automobili investono risorse, per raggiungere traguardi di volta in volta più ambiziosi. 

È ormai patrimonio comune la consapevolezza che i gioielli tecnologici a quattro ruote (tali possono essere considerate oggi le auto, come dimostrano le novità emerse nei saloni di settore negli ultimi dodici mesi) devono essere dotati di sofisticati dispositivi di sicurezza: l’esigenza di garantire, in ogni situazione e condizione di mobilità, la sicurezza del conducente e dei passeggeri (a maggior ragione in presenza di bambini) diventa prioritaria.

Sicurezza attiva e passiva in auto

I sistemi di sicurezza installati sulle automobili sono generalmente tutti quelli rivolti a proteggere sia i passeggeri che si trovano a bordo del veicolo che gli altri utenti della strada. Questi strumenti sono fondamentali per scongiurare eventuali danni o veri e propri incidenti stradali che coinvolgono persone, animali e oggetti di vario genere. Altri dispositivi, invece, entrano in funzione fornendo una protezione nel momento in cui si verifica un determinato evento.

Per fare un po’ di chiarezza terminologica, occorre senz’altro specificare che cosa si intenda per sicurezza attiva e passiva in auto e quali differenze intercorrano tra l’uno e l’altro sistema. Si tratta indubbiamente di un concetto relativo e mutevole nel tempo. E inoltre è fondamentale tracciare una breve panoramica sulle ultime novità nel settore in fatto di sicurezza.

Mentre i dispositivi di sicurezza attiva (si pensi all’ABS, all’ASR e all’ESP) hanno una funzione preventiva, la cosiddetta sicurezza passiva si concretizza in tutti quei sistemi predisposti, dopo il verificarsi di un sinistro, a evitare o limitare i danni a carico del conducente e degli occupanti (il riferimento è, per esempio, alle barre anti-intrusione, all’airbag e al sistema di blocco inerziale). I sistemi detti passivi, infatti, non sono capaci di impedire il verificarsi di un sinistro stradale, ma in ogni caso sono anch’essi utilissimi al fine della prevenzione dei danni derivanti da un incidente.

Sicurezza passiva: tutto quello che c’è da sapere

I dispositivi di sicurezza passiva sono strumenti progettati per entrare in funzione al momento di una collisione, utili per ridurre gli effetti negativi di un incidente, assorbendo l’energia cinetica dell’impatto e ridurre la forza dell’urto.

Un esempio di tale sistema è senza dubbio la cintura di sicurezza, che impedisce al guidatore e ai passeggeri di essere sbalzati in avanti e di entrare in collisione con il parabrezza. 

La cintura di sicurezza non  deve essere semplicemente indossata, ma è fondamentale farlo anche nella posizione e nel modo corretti, per garantire un intervento immediato dei soccorsi e una distribuzione dell’urto uniforme. Questo dispositivo deve aderire perfettamente ed essere posizionato diagonalmente sul torace. Il suo utilizzo corretto ed efficace garantisce inoltre l’efficacia di un altro dispositivo di sicurezza passivo: l’airbag

Questo dispositivo, un “cuscino che si gonfia” e fuoriesce da appositi vani su volante, cruscotto, portiere e sedili, ha il compito di impedire l’urto della testa e del viso con le superfici rigide. L’airbag, quindi, completa l’azione di contenimento iniziata dalla cintura di sicurezza ed è ancor più importante in caso di incidenti ad alta velocità.

Esistono però anche altri sistemi passivi, che diamo maggiormente per scontati, come per esempio il telaio dell’auto: questo dispositivo, infatti, è la prima vera barriera che protegge le persone nell’abitacolo dall’urto occorso durante un sinistro, ed è progettato per deformarsi preservando l’integrità dell’abitacolo, assorbendo quanta più energia cinetica possibile.

Un altro dispositivo passivo è il poggiatesta, che preserva i tessuti del collo e le vertebre cervicali, impedendo un‘eccessiva flessione all’indietro della testa. Ecco perché è quindi fondamentale posizionarlo correttamente: il poggiatesta deve trovarsi a non più di 10 cm di distanza dalla testa e il suo bordo superiore deve essere alla stessa altezza dell’apice della testa.

Infine se a bordo ci sono dei piccoli passeggeri è fondamentale ricordare il sistema di sicurezza per bambini per eccellenza: il seggiolino auto, a norma di legge e da scegliere in base a peso e altezza del bambino, garantisce una protezione specifica per i più piccoli, che non possono essere tutelati dalla semplice cintura di sicurezza pensata per le dimensioni di una persona adulta. Tutti questi sistemi di sicurezza sono testati dal programma Euro-NCAP e ottengono la relativa omologazione se rispettano gli standard di sicurezza previsti dai regolamenti europei.

Sicurezza attiva: cosa significa e di quali strumenti si tratta

Diversamente dai sistemi di sicurezza passiva, un sistema di sicurezza attivo può fare la differenza nel determinare l’esito e la gravità di un incidente. 

I dispositivi di sicurezza attiva rappresentano i veri alleati nella prevenzione dei sinistri stradali e sono sistemi meccanici ed elettronici che assistono il conducente alla guida, riducendo i rischi di collisione. È proprio verso questi sistemi che si sta concentrando l’attenzione di istituzioni e case automobilistiche: alcuni di questi elementi sono obbligatori e di serie da tempo, come nel caso dei principali dispositivi meccanici, ossia:

  • Freni e sterzo;
  • Pneumatici e fari;
  • Ammortizzatori;
  • Tergicristalli.

Se consideriamo questa definizione in senso lato, uscendo anche dall’abitacolo della vettura, è possibile considerare come elementi meccanici anche il fondo stradale in buone condizioni e la segnaletica posta in evidenza, validi alleati nella prevenzione di incidenti stradali.

Esistono poi anche i dispositivi di sicurezza attivi elettronici, più recenti rispetto a quelli meccanici. I più famosi sono rispettivamente l’ABS, il TCS e l’ESP.

ABS è l’acronimo di Antilock Braking System e indica un sistema di anti-bloccaggio delle ruote che assiste il conducente durante una frenata brusca o su terreni scivolosi, impedendo agli pneumatici di bloccarsi completamente e garantendo così un’aderenza migliore delle gomme al fondo stradale e, quindi, un miglior controllo dello sterzo.

Anche il TCS, il sistema di controllo della trazione, influenza aderenza e stabilità, riducendo velocità di rotazione degli pneumatici e potenza erogata dal motore: ecco perché si rivela un alleato prezioso soprattutto d’inverno e nei mesi piovosi, riducendo il pattinamento delle ruote a causa per esempio di fenomeni come aquaplaning e ghiaccio nero.

Infine l’ESP, acronimo di Electronic Stability Program, che indica un dispositivo abitualmente associato ai primi due per migliorare la stabilità in curva in caso di sbandamento laterale. Questo sistema interviene come un dosatore di potenza del motore e di intensità di frenata delle singole ruote per correggere sottosterzo o sovrasterzo.

La sicurezza al volante del futuro: gli ADAS

I dispositivi esposti sopra, un tempo rivoluzionari, sono ora diventati parte della quotidianità di chi guida un’automobile. La continua ricerca e innovazione tecnologica ha però portato alla loro evoluzione negli ADAS, acronimo di Advanced Driver Assistance Systems, cioè Sistemi Avanzati di Assistenza alla Guida. 

Questi nuovi sistemi di sicurezza aprono la strada dell’automazione di certi controlli e meccanismi della vettura per supportare il conducente mentre è alla guida, lasciandogli comunque il controllo del veicolo. Di seguito alcuni esempi che rientrano nei primi tre livelli di automazione SAE J3016TM:

  • L’FWC (acronimo di Forward Collision Warning) segnala la presenza di ostacoli lungo il percorso di guida grazie ad avvertimenti sonori e luminosi predisponendo il veicolo all’imminente frenata;
  • L’AEB (acronimo di Automatic Emergency Braking) entra in funzione subito dopo dell’FWC, rallentando il veicolo e la gravità della collisione, se ormai inevitabile;
  • L’ACC (Adaptive Cruise Control) consente, invece, di impostare velocità di crociera e distanza di sicurezza dal veicolo davanti. Il veicolo quindi adatterà in automatico l’andamento a seconda del traffico, permettendo così al conducente di alleviare lo stress della guida durante viaggi più lunghi. I più recenti sistemi si avvalgono anche dello speed sign recognition, per regolare la velocità secondo i limiti previsti per la strada percorsa, attraverso i segnali stradali e i dati del navigatore.

Esistono però altri tipi dispositivi come, ad esempio, il sistema LDW, acronimo di Lane Departure Warning, che è caratterizzato da un sensore ottico che rileva e segnala il superamento involontario della linea di separazione tra le corsie, qualora non sia attivo uno dei due indicatori di direzione, le classiche “frecce”.

Un altro esempio è certamente il BSM, acronimo di Blind Spot Monitoring, un sistema per il monitoraggio di punti ciechi degli specchietti laterali.

Infine ci sono sistemi di sicurezza attivi specifici per le auto elettriche e ibride che potranno far rumore, per segnalare la propria presenza agli utenti vulnerabili della strada tramite un nuovo dispositivo, l’AVAS (acronimo di Audible Vehicle Alert System).

E se l’incidente stradale si verifica? Installando un Dispositivo Satellitare, detto comunemente “scatola nera”, è possibile rilevare urti o incidenti stabilendo la vera natura del sinistro e, in caso di furto, rintracciare in tempo reale la propria autovettura.

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